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UNA GIORNATA ALLA SPA

UNA GIORNATA ALLA SPA

Per questo racconto ho preso ispirazione dal meraviglioso regalo che le mie amiche mi hanno fatto per il mio trentesimo compleanno. Vi voglio bene! E sì, l’originale è stata tutt’altra esperienza!

Marta era stravolta. Aveva aperto gli occhi e l’angoscia l’aveva di nuovo presa in ostaggio. Non si erano nemmeno fatti strada i pensieri nella sua mente, che il mal di vivere l’aveva già assalita. Si era alzata dal letto e già il primo pensiero l’aveva travolta: la voglia di evadere dalla sua quotidianità era stata l’unica cosa che l’aveva accesa, anche se solo momentaneamente.
«Marta sei pronta? Oggi zero pensieri» le aveva scritto una delle sue migliori amiche.
Un sorriso le aveva delineato le labbra; stava rispondendo a Beatrice, quando qualcuno suonò al citofono.
«Chi è?»
«Zingari» rispose Amanda, l’altra sua amica.
«Non avere niente in casa» rispose Marta, ridendo.
Dopo mezz’oretta arrivò anche Beatrice.
I Linkin Park accompagnarono le ragazze durante l’intero percorso verso quella che era stata una sorpresa per Marta, per il suo trentesimo compleanno.
«Da dove si entra?» chiese Beatrice ad Amanda.
«Non ne avevo idea, provo a chiamare».
«Ragazze, ma dove mi avete portata?» chiese Marta, meravigliata dalla natura che circondava un hotel situato nelle Langhe, il suo posto del cuore.
Riuscite finalmente a entrare, le due signore della reception accolsero le amiche con un sorriso smagliante stampato sul viso.
«Ora vi lasciamo a Livio, vi guiderà all’interno del percorso Spa».
Marta, Beatrice e Amanda non avevano la minima idea di quello che le aspettava. Ognuna stava pensando che, per le successive tre ore e mezza, avrebbero spento il cervello e vissuto un’esperienza rilassante tra amiche.
Livio si presentò come colui che le avrebbe accompagnate in ogni stanza del benessere.
«Sono quattro stanze. Sarà mia premura coccolarvi e aiutarvi a non pensare a nient’altro che al momento presente».
Se per Marta e Beatrice le parole dell’uomo non avevano suscitato alcun pensiero preoccupante, per Amanda la parola coccolarvi risultò inadeguata.
Le tre amiche si stavano cambiando nello spogliatoio. Ridevano e scherzavano sulle dimensioni dei loro seni e Amanda improvvisò uno spogliarello che avrebbe fatto al suo fidanzato una volta tornata a casa.
Mai avrebbero sospettato che a casa non sarebbero più tornate.
Non tutte e tre.
Non di certo com’erano prima di essere coccolate da Livio.
Toc.
Toc.

Due bussate interruppero bruscamente le risate delle ragazze.
La maniglia della porta dello spogliatoio si abbassò leggermente. Livio entrò con indosso un asciugamano avvolto intorno alla vita e una mano che copriva gli occhi.
«Scusate l’invasione, ragazze, ma è ora di entrare nella prima stanza. Venite con me».
L’ingresso invasivo di Livio sconvolse le tre amiche.
«Ma come ti permetti di entrare così?» urlò Beatrice.
Livio mise le mani in preghiera, mantenne gli occhi chiusi e supplicò le amiche di perdonarlo.
«Vi chiedo scusa, non è mia abitudine, ma siete qui da venti minuti. Ho provato a chiamarvi, ma non avete risposto. Ora esco e vi aspetto. Chiedo ancora scusa. Vi prometto che sta per iniziare il percorso Spa più esclusivo di sempre».
Marta e Amanda si guardarono, poi fissarono Beatrice con occhi sgranati.
«Ma ragazze, vi pare che ‘sto coglione entri così?»
«No no, ma hai fatto benissimo» disse Marta, mentre Amanda annuì.
«Strano è strano».


LA PRIMA STANZA

Le tre ragazze varcarono la porta della prima stanza: la sauna finlandese.
«La sauna ha origini antichissime, legate ai bagni di calore di origine orientale che i finlandesi portarono in Scandinavia duemila anni fa. La sauna offre benefici alla pelle, rafforza il sistema immunitario e riduce lo stress» disse Livio.
«Ora sedetevi e chiudete gli occhi».
Le ragazze presero posto, ognuna su un gradino diverso.
«La pelle… ah, quanti benefici per la pelle» disse Livio, accarezzando la testa di Marta, Beatrice e Amanda.
Dopo aver messo una musica rilassante, passò da tutte e tre massaggiando loro le spalle e il viso.
Ad Amanda sfuggì un risolino nervoso al contatto con Livio. Marta e Beatrice si godettero il massaggio ad occhi chiusi.
Amanda, invece, osservò lo strano uomo muoversi all’interno della sauna come uno scimpanzé.
Avvicinatosi al carbone, prese del ghiaccio e lanciò tre palline sulla schiena delle ragazze, dopo aver chiesto loro di girarsi.
Poi, con delle strane fruste di bambù, le picchiettò su tutto il corpo.
«Queste puliscono bene la pelle, calmano il sistema nervoso, accelerano la guarigione delle ferite e, in più, migliorano l’umore».
«Se continui a picchiettarmi con ‘ste cose, migliora tutto tranne il mio umore» disse Amanda.
Marta e Beatrice, imbarazzate, simularono una flebile risata.
«Shhhhhh» tuonò Livio.
Poi si avvicinò all’orecchio di Amanda e le sussurrò qualcosa.
«Devi tacere».
Amanda sgranò gli occhi e, dentro di lei, si accese un sentimento di paura. Le gambe iniziarono a tremarle. Le due amiche non sentirono, ma Amanda non volle dirglielo in presenza di Livio.
L’uomo poi prese un asciugamano e lo fece roteare nella stanza come fa un pizzaiolo con l’impasto.
Quel gesto provocò un forte calore sui corpi delle ragazze.
«Ora uscirò. Voi restate qui ancora cinque minuti, senza parlare. Rilassatevi» disse, guardando Amanda, che non lo perse di vista un attimo.
Marta e Beatrice, anche se leggermente scosse dall’eccentricità dell’uomo, non misero in discussione la professionalità di Livio.
«Amica, tutto bene?» chiese Marta ad Amanda.
«Sì, ma non sapete cosa mi ha sussurrato quel deficiente…»
«Che ti ha detto? Gli devo urlare di nuovo?» chiese Beatrice.
All’improvviso, Livio entrò nella stanza.
«Se parlate, il mio lavoro sarà vano. Per piacere, state in silenzio e rilassatevi».
Richiusa la porta, le tre amiche rimasero in silenzio, dato che Livio, da dietro la porta vetrata, le stava fissando.
«Cazzo guarda…» disse Amanda, cercando di non muovere le labbra.
«Dai ragazze, rilassiamoci, sarà solo un po’ strano» disse Marta, provando a tranquillizzare le amiche.
I cinque minuti passarono.

LA SECONDA STANZA

«Ora, una alla volta, verrete con me in un’altra stanza».
Livio iniziò dalla festeggiata.
Fece immergere Marta in una vasca ghiacciata, provocandole uno shock termico.
«Questo passaggio caldo-freddo ha moltissimi benefici per il corpo».
Marta apprezzò, anche se per un attimo il cuore le si congelò.
Anche Beatrice si godette l’immersione.
Entrambe andarono poi nella saletta comune a bere una tazza di tisana.
«Vieni, cara, tocca a te».
Amanda esitò, ma poi vide dall’altra parte del vetro le due amiche che le fecero segno che era tutto ok.
Amanda seguì Livio.
Si immerse nella vasca ghiacciata. Quando anche la testa finì sott’acqua, per la prima volta dall’ingresso si rilassò davvero.
Ma quando provò a riemergere, qualcosa glielo impedì.
La mano schiacciata di qualcuno la faceva sprofondare nella vasca.
Gridò sott’acqua e tentò in tutti i modi di tornare a galla.
Dopo trenta secondi sott’acqua riuscì finalmente a venire su.
Si guardò intorno, pronta a spaccare la faccia a Livio, ma quando uscì dalla vasca… non c’era nessuno.
Corse verso le sue amiche, e lì, con loro, c’era Livio che rideva con nonchalance.
«Che cazzo è successo? Qualcuno mi ha premuto la mia cazzo di testa sott’acqua e non voleva farmi emergere!» urlò Amanda.
I tre risero, perché stavano proprio parlando di quella sensazione.
«No, tesoro, è solo una sensazione. Livio dice che deriva dalle nostre paure di non riuscire a superare gli ostacoli della vita» disse Beatrice.
«Sì, è un percorso interiore molto forte, questo» ribadì Marta.
Livio fissava Amanda dritto negli occhi.
«E come mai la mano che mi spingeva sott’acqua mi sembrava così fottutamente reale?»
Livio si alzò e andò verso di lei.
«Probabilmente, dentro di te ci sono traumi e paure molto più forti che devi superare».
«Ora puoi lasciarci un po’ da sole o ci onorerai della tua presenza per tutto il percorso?»
Livio rispose che si trattava di un percorso guidato, ma che in quel momento le avrebbe lasciate tranquille a chiacchierare.
«Ragazze, dobbiamo andarcene di qui, cazzo. Quello è malato. Vi giuro che qualcosa mi teneva giù!»
«Tesoro, Livio è stato tutto il tempo con noi mentre tu eri nella vasca. E ci ha detto che si possono vivere esperienze corporee forti».
«Allora ci sarà un suo complice in quella fottuta stanza».
Marta e Beatrice risero.
«Dai, non esagerare. È il compleanno di Marta, godiamoci questo giorno tutto per noi».
Amanda, presa dal senso di colpa per aver rischiato di rovinare la giornata alle amiche, mise da parte i suoi sospetti.

LA TERZA STANZA

«Il bagno turco migliora la respirazione grazie al vapore umido, purifica e idrata la pelle e, in più, favorisce il rilassamento muscolare e riduce lo stress».
Amanda pensava che quell’uomo avesse solo aumentato il suo stress, anziché ridurlo, ma aveva preferito non esternarlo.
Nel bagno turco erano presenti tre lettini termali.
«Sdraiatevi» ordinò Livio.
Marta si era sdraiata al centro, Beatrice alla sua sinistra e Amanda alla sua destra.
Livio iniziò a massaggiare i piedi di ciascuna ragazza. Il massaggio salì fino alle cosce, e Amanda fu l’unica a provare fastidio.
Quando Livio lasciò la stanza, Amanda guardò le tre amiche profondamente rilassate e si sentì a disagio. Tentò di scacciare i sospetti e i cattivi pensieri.
Dopo dieci minuti di silenzio, le flebili luci del bagno turco si spensero, e le ragazze sentirono un forte rumore proveniente dall’esterno: il tonfo di una porta che sbatte.
Tutte e tre balzarono giù dal lettino.
«Che succede?» chiese Beatrice.
«Non si mette bene» disse Amanda. «Questo vuole farci del male.»
«Ma no, magari è saltata la corrente…»
L’ipotesi di Marta si rivelò subito sbagliata nel momento in cui una luce si accese fuori dal bagno turco.
Toc. Toc. Toc.
Qualcuno bussò alla porta vetrata del bagno turco. Con l’umidità, la visibilità era ridotta, ma le tre amiche videro improvvisamente una mano appoggiarsi alla porta e strisciare lentamente verso il basso.
«Aiuto…»
La voce di una donna, appena sussurrata, le fece gelare.
Le tre amiche si guardarono: non servirono parole. Avevano capito di essere in pericolo.
Beatrice prese l’iniziativa e si avvicinò alla porta per aiutare la donna, ma Amanda la bloccò.
«No. Dobbiamo restare qui. Prendi la ciotola del sale per lo scrub.»
«Ma dobbiamo aiutarla!» urlò Marta, terrorizzata.
«No. Magari è una trappola. E poi… non si sente più la sua voce. Magari è già morta.»
A quelle parole, il cuore delle due amiche prese a pulsare in modo irregolare e feroce.
«Che facciamo?»
Ognuna prese una manciata di sale, pronte a lanciarlo negli occhi di Livio.
All’improvviso, da un buco tra uno scalino e l’altro del bagno turco — un’apertura che non avevano notato — fuoriuscì una mano che si agganciò alla caviglia di Beatrice.
La ragazza urlò e chiese aiuto.
Amanda si lanciò verso di lei, cercando di afferrarla e tirarla fuori dalla morsa dell’uomo.
Ma le mani bagnate e scivolose non bastarono a tenerla.
Il vuoto inghiottì Beatrice, che urlò fino a perdere il fiato.
Marta si avvicinò ad Amanda, in preda al panico.
«Ho paura. Che cazzo facciamo adesso? Dove l’avrà portata? Dobbiamo uscire di qui!»
Amanda ascoltò il consiglio di Marta e insieme aprirono la porta del bagno turco.
Oltre la soglia, una donna completamente nuda giaceva morta sul pavimento.
Aveva gli occhi ancora aperti, congelati in un’espressione di terrore.
Amanda e Marta erano spaventate a morte e cercarono di scappare. Erano quasi arrivate alla porta dalla quale erano entrate, ma Livio afferrò Amanda e con un gesto rapido le spezzò il collo.

LA QUARTA STANZA

Marta era rimasta pietrificata davanti al corpo privo di vita della sua migliore amica.
Il serial killer che aveva davanti la fissava con occhi affamati.
Marta era in pericolo, lo sapeva: di lì a poco sarebbe morta anche lei.
Fece un respiro profondo, ne fece un altro, anche quando le mani di Livio arrivarono quasi al suo collo.
Appena le sue mani si agganciarono al suo corpo, Marta fece un altro respiro, si ricordò di come si era svegliata e desiderò tornare a quel momento.
Le mancò l’angoscia provata la mattina stessa, desiderava riprovare quell’ansia con tutta sé stessa.
Fece un altro respiro.

Marta chiuse gli occhi.

Li riaprì.

Le mani stavano stringendo con estrema forza quello che avevano sotto.

Un morbidissimo cuscino in piuma d’oca.

3 comments

comments user
Carolina

Intenso,da brividi,da togliere il fiato! Brava Miri bella

    comments user
    Miriam

    Grazie Carol ❣️

comments user
Simone

😵‍💫