MIO NONNO
Questo nuovo articolo è dedicato a quel fessacchiotto di mio nonno, un essere umano singolare, dalla cui bocca escono perle nascoste di un passato discutibilmente, a detta sua, non troppo apprezzato.
Questa volta, mi piacerebbe mettere come copertina dell’articolo, un ultimo esemplare prodotto da photoshop, di cui mio nonno è l’ideatore nonché il protagonista. Per ovvie ragioni pixellerò la sua faccia.
Per la storia mi sono semplicemente ispirata a questa immagine, permettendomi qualche “licenza”. Non è un vero e proprio racconto, ma possiamo considerarlo un monologo introspettivo di un nonno, uno dei tanti che, guardando al passato, rivelano rimpianti e frasi del tipo “Avrei tanto voluto…”, ma non è stato così.
La galleria del mio telefono avrebbe permesso alla mia fantasia di spaziare parecchio, ma questa foto di mio nonno vestito da Cardinale mi ha fatto ridere più del solito. Henry, il personaggio di questa storia, ovviamente ha solo qualche tratto caratteriale di mio nonno, per il resto, lui ci tiene che io sottolinei il fatto che è frutto della mia fantasia.
Per l’incipit ringrazio Lucio Corsi.
Buona lettura

Volevo essere un prete. Anzi, volevo essere il prete. Quello amato dai fedeli, quello che anche gli atei più cinici vengono ad ascoltare la domenica mattina, quello che dispensa solo ottimi consigli e quello dal quale le persone vanno a confessarsi perché non si sentono giudicate.
Cazzate. Tutte cazzate. Volevo essere un cardinale, sì, magari all’inizio per la solita gavetta dovuta, avrei fatto anche un po’ il prete, giusto per metterlo nel curriculum, ma poi sarei diventato cardinale, il più ricco cardinale tra i cardinali. Avrei vissuto presso la Santa Sede, avrei trascorso il tempo libero a leggere nella Biblioteca Apostolica Vaticana, facendomi tanti bei viaggioni nel tempo. E invece…
Sono nato e cresciuto nella Napoli degli anni ’50, una Napoli segnata dalle ferite della guerra che ha devastato una società intera. Sono diventato operaio in una delle più grandi industrie mai costruite, per scalare poi di qualche gradino, ma non troppo.Non mi sono potuto permettere una casa al mare, ma un umile appartamento in una casa popolare nella periferia di Cuneo, ringraziando ancora il cielo per averla trovata. Ecco, sono nauseato da questo esprimere gratitudine per la mediocrità della vita. Ma proseguiamo. Mi sono sposato con una donna che mi ha sfornato cinque creature maschili, che hanno messo a dura prova la mia già scarsa fede in qualcosa di simile a un Dio. Il primo dei cinque, la più grande testa di minchia che abbia mai conosciuto, oltre il sottoscritto, ha sfidato ogni fibra della mia pazienza, arrivando quasi a farmi rimpiangere di averlo messo al mondo. Ma andiamo avanti. Quando credevo di aver esaurito la mia tolleranza verso gli esseri umani, specialmente quelli piccoli, ecco che la vita mi presenta i miei nipoti, e me li presenta a raffica, uno dopo l’altro; questi esserini sono arrivati veloci come il vento, portandomi gioie e ansie, altre infinite ansie. Devo dire che questi dodici nipoti sono stati una delle poche cose che considero positive nella mia vita. Certo, avrei senz’altro preferito diventare cardinale, ma ormai ho compreso che devo smaltire ancora un po’ di karma prima di far risalire di almeno dieci caste la mia anima. I miei nipoti, uno più simpatico dell’altro, mi hanno insegnato a fare tante cose: a costruire una fionda per colpire gli uccelli, il significato della parola “ghostare” o l’espressione “avere il brain freeze”. Se prima della loro adolescenza associavo la parola “spaccare” alla legna, ora mi ritrovavo a dire ai miei nipoti, dopo il saggio a scuola o dopo una partita di basket: “Hai spaccato”.
Nonostante tutto, mi ritrovo spesso a riflettere sul perché la mia vita sia stata una delusione. Avrei voluto essere un uomo importante e potente. Eppure il passo più difficile per diventarlo l’ho fatto. Mi sono nutrito di libri di ogni genere, arrivando a conoscere qualsiasi argomento. Ero pronto, sarei stato pronto a fare il cardinale, ma che dico, il Papa, un uomo odiato e amato, ma sempre e comunque rispettato.



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