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“In questo blog vi parlerò di tutto ciò che ai miei occhi parla di bellezza, come notate io guardo e ammiro le cose belle.

Vi porterò con me in luoghi, vi parlerò di emozioni, vi mostrerò e dirò tantissime cose”.

Così si presenta la blogger NOV-ELE, che mi ha chiesto di parlare insieme a lei della comune passione per la scrittura e del mio primo romanzo: TALORBIS.

INTERVISTA CON NOV-ELE

1) Quando è nata la passione per la scrittura? Come? A quale età? Da quel momento in poi è cambiato il suo rapporto con essa?

Non c’è stato un vero e proprio momento in cui ho capito che la scrittura era la mia strada. Ancora adesso non ne sono sicura. Una parte di me sente che è quello che devo fare: scrivere storie. Durante la scrittura di Talorbis ho ripercorso un po’ la mia infanzia e mi sono venuti alla mente ricordi. Mi sono ritrovata tra le mani dei racconti che scrivevo da piccola. In generale, la scrittura è sempre stato il mezzo attraverso cui mi esprimo con più facilità. Mi sento un po’ come il personaggio di Tommaso in Mine Vaganti, interpretato da Riccardo Scamarcio. Tommaso è un aspirante scrittore e un giorno si riunisce a tavola con la sua famiglia per rivelare la sua intenzione di scrivere. Ad un certo punto dice “Sì, perché io non so parlare”. Ecco, con la scrittura sento di potermi esprimere meglio.

2) Perchè ha deciso di scrivere “Talorbis”?

Non c’è un perché conscio. L’idea di Talorbis è arrivata qualche anno prima che iniziassi a scrivere la storia. Poi, durante il primo lockdown ho sentito che era il momento giusto per iniziare. E da lì, ho compreso tante cose di me. È come se la scrittura mi avesse aperto le porte della mia personalità. Si tratta di un sentire profondo. In passato, evitavo questo richiamo alla scrittura, probabilmente non ero pronta. O forse, Talorbis doveva essere scritto proprio in questo periodo storico.

3) Da cosa le é venuta l’ispirazione per questo libro?

A dire la verità l’ispirazione è venuta buttando l’immondizia. Poetico, lo so. Ero sotto casa di mia madre e stavo facendo quello, quando è arrivata l’intuizione di un mondo diviso in talentuosi e anomali.

4) Quanto tempo ha impiegato per la stesura del suddetto libro?

Ho iniziato nel 2020 e tra pause e revisioni varie, il libro è uscito lo scorso dicembre.

5) Le va di descrivere il suo libro con tre aggettivi?

Imprevedibile, avvincente, motivante.

6) Mi piacerebbe sapere il suo personaggio preferito e il perché

Banalmente, Micol. Credo che sia normale per l’autore essere legato al protagonista delle sue storie. Micol mi ha permesso di scoprire dei lati di me di cui non ero consapevole. Micol ha tutti i miei difetti e tutte le qualità su cui devo lavorare. Tra l’altro, ho fatto vivere a Micol una mia esperienza lavorativa e questo è stato catartico. Mi ha fatto ringraziare la vita per avermi fatto vivere certe situazioni.

7) Come ha trovato il titolo del libro che ho avuto il piacere di leggere?

Orbis in latino significa mondo. Talorbis, quindi, rappresenta il mondo dei Talenti.

8) C’è una canzone e un paesaggio che assocerebbe al suo libro?

Un nouveau soleil degli m83 è stato un brano che mi ha ispirato tantissimo. Quando immagino le scene del libro mi viene in mente questa canzone. Il paesaggio che ho cercato di ricreare all’interno del libro è la vista dal Parco della Maddalena, a Tori.

9) Che sensazione prova quando sa di aver finito la stesura di un suo libro e che valore ha la scrittura per lei?

Talorbis è il mio primo romanzo. La storia continua e ho già in mente il finale. Sicuramente aver concluso questo primo capitolo di Talorbis è soddisfacente. Mi ha motivato ad iniziare il sequel. Quando scrivo racconti brevi è diverso. Ci metto molto meno e arriva subito un’effimera gratificazione.

10)Ha mai avuto il blocco dello scrittore e lasciato un libro non concluso o a metà?

Al momento, sto scrivendo più cose insieme e non sono sicura di terminarle tutte. Credo che il blocco arrivi nel momento in cui sei alla ricerca di intuizioni. Poco tempo fa, mi hanno chiesto di collaborare alla sceneggiatura di una storia che aveva già un soggetto. Premetto che prima di scrivere una storia, ho sempre il timore di bloccarmi, ma se non ho limiti di alcun tipo, le idee arrivano una dopo l’altra. Nel momento in cui mi pongono dei limiti o so che qualcuno si aspetta qualcosa di me, vado nel pallone e i primi giorni mi blocco o scrivo male.

11) Ha delle abitudini durante la scrittura di cui non può fare a meno? C’è un luogo in cui trova il suo “spazio di scrittura”? O semplicemente dove trova ispirazione?

Tendenzialmente, scrivo a casa. La prima stesura di Talorbis è nata di notte in camera mia. Non ho un posto fisico in cui scrivo meglio. Alla fine, è tutto nella mia testa ovunque mi trovi.

12) Chi decide, in questo caso lei, di scrivere un libro, parte già avendo un’idea ben delineata o sapendo almeno cosa si vuole scrivere o guardando un foglio bianco butta giù tutti i suoi pensieri?

Le intuizioni arrivano sempre quando sono fuori e faccio qualcosa. Poi, la storia, i personaggi e la scrittura vera e propria si sviluppa al momento. Il mio scrivere si traduce nell’ascoltare i pensieri che arrivano.

13) La sua vita è cambiata in qualcosa da quando scrive?

Sono leggermente più consapevole di chi sono. Sottolineo leggermente, il lavoro è lungo, non basta una vita.

14) Volevo chiederle, quali sono 3 libri che le sono piaciuti particolarmente o le hanno insegnato qualcosa di veramente importante?

Il libro di Draco Daatson di Salvatore Brizzi, ha completamente ribaltato la mia visione della vita. Una trilogia che mi ha appassionato è Divergent di Veronica Roth. E ora, credo di aver sviluppato una dipendenza dai libri di Gianluca Morozzi. Mi sento molto affine con il suo stile di scrittura, anche se ovviamente lui è un maestro.

15) Ha altre passioni oltre la scrittura?

No, credo di essere già fortunata ad averne una.

16) Infine cosa direbbe ai lettori di adesso?

Ai lettori di adesso? Essere partecipante attivo. È un consiglio che darei anche a me. Quasi sempre, quando si legge un libro o si guarda un film ci si lascia assorbire passivamente dalla storia. Credo sia importante leggere attivamente. Una storia deve far riflettere, deve lasciarti qualcosa.

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