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Questa nuova storia rappresenta la paura. L’unico modo per liberarsi dalla paura è attraversarla. Non rimuoverla, non allontanarne il pensiero, non oltrepassarla. ATTRAVERSARLA. PASSARCI ATTRAVERSO E VIVERLA PIENAMENTE.
Buona lettura!

Miriam

Illustrazione di Rosa Maria Di Molfetta

LA VITA DI MATTEO

“Matteo!”. 
“Svegliati, Matteo!”.
“Matteo, svegliati!”.
“Matteo, non te lo dico più”. 
Matteo non si sveglia. Non è morto. Semplicemente, dorme. I suoi lo chiamano, ma Matteo resta intrappolato in un sogno bellissimo. 

“Sei così bella Clara. La tua pelle me l’ero immaginata proprio così. Liscia e compatta. Ho costruito tante volte la tua pelle nella mia mente, ma mai, mai, mi sarei immaginato che potesse essere tanto morbida.” 
Matteo arriva a scuola. Si siede al suo banco e guarda scorrere i secondi sul quadrante del suo Casio. Aspetta con ansia di vederla.  
Si sistema i capelli all’indietro. A Clara piacciono così i capelli. 
Clara entra in classe, aggiustandosi la gonna rosa a pieghe. Guarda di sfuggita Matteo, poi si siede in fondo all’aula. 
Mi piace quando fa così, pensa Matteo. Quando finge che tra noi non ci sia niente e mi passa davanti inebriandomi del suo profumo alla violetta. Matteo aspetta la fine della lezione. Appena suona la campanella, torna a casa. Vuole che sia tutto pronto per quando vedrà Clara. Lei sa che cosa deve fare e come farsi trovare. 
“Sei stata una stronza prima, lo sai” le sussurra Matteo all’orecchio elfico di Clara. 
“Ma a te piace quando faccio la stronza” dice Clara ammiccante. 
Matteo le accarezza il petto, facendo scendere il dito fino all’ombelico scoperto. “Ti ho sognata stanotte”. 
“Io ti sogno tutte le notti”. 
Matteo prende uno dei suoi ritratti. Nell’immagine si vede Clara seminuda, sdraiata sul letto.  
“Mi sono lasciato ispirare dal dipinto di Lagreneè. Tu sei la mia Venere”. Un velo sottile lascia intravedere il seno di Clara.  
“E questa?” chiede Clara, indicando una mano che avvolge il suo pube all’interno del ritratto. 
Matteo sorride, poi lascia cadere il dipinto e inizia a baciarla. 
Clara contraccambia e inizia a toccare Matteo nei punti in cui vuole essere toccato.  
 
“Matteo” chiama sua madre. “Vieni a tavola, muoviti”. 
“Devi andare, piccola” dice Matteo. 
Clara lo bacia sulle labbra. “Ci vediamo domani a scuola”. 
“Sognami anche stanotte” dice mordicchiando il lobo di Matteo.                      
Matteo sorride. “A presto, Clara”. 
“Devo venire a prenderti con la forza?” urla il padre dalla cucina. 
Matteo si trascina giù dal letto, apre la carrozzina con fatica e si mette a sedere. Va in sala, dove i genitori lo aspettano. Il padre, con gli occhi piantati in quelli di Matteo, infilza la bistecca con il coltello affilato. La madre guarda con espressione catatonica la bottiglia di vino. 
“Con chi cazzo parlavi?” biascica il padre. 
“Con nessuno. Sognavo”. 
Il padre si versa l’ennesimo bicchiere di vino. 
“Uh, lo storpio sognava”. 
Matteo si sposta dalla carrozzina alla sedia del tavolo. 
“Che fai, non mangi? Tua madre si è fatta il culo per prepararti da mangiare”. 
Matteo guarda quello che ha nel piatto. “Ma questa bistecca è cruda” dice, osservando che quella dei suoi genitori è ben cotta. 
La madre mantiene uno sguardo ipnotico sulla bottiglia. “Mangia!”. 
Matteo sa bene cosa succederebbe se non mangiasse. 
Con un grande sforzo emotivo e fisico, mangia la bistecca, poi si congeda. 
“Dove vai? Manca il contorno” dice il padre. 
La madre si alza e con movimenti robotici prende una patata dal mobiletto del cucinino. 
“Ecco, mangia la patata” dice il padre, dopo che la madre ha appoggiato l’ortaggio sul piatto. 
Matteo resta immobile. Guarda la patata sporca di terra. “Posso almeno lavarla?” 
Il padre scoppia a ridere. “Perché?”. 
Matteo sospira, cerca di calmare i suoi nervi. “Non vorrei beccarmi qualcosa”. 
Il padre si placa all’improvviso. Si alza e si avvicina al figlio. Si abbassa per potergli sussurrare all’orecchio. “Dio è già stato così crudele con te. Credo che l’escherichia coli possa risparmiartela”. 
Non sono i miei veri genitori, calmati, pensa Matteo. 
Dopo aver masticato con disgusto la patata, si lancia per terra e si trascina con le gambe fino al bagno. Apre la tavoletta del water e si induce il vomito.  
Torna in camera e prima di addormentarsi sfoglia l’album di foto che lo ritrae con i suoi genitori, quelli veri, quelli che prima di morire lo hanno amato di un amore infinito. 
Matteo entra nella sala in cui si terrà la mostra dei suoi ritratti. È felice, finalmente felice. Sogna quel momento da tanto. Numera i ritratti secondo l’ordine logico con cui verranno presentati. Quei ritratti raccontano una storia. 
Due mani si appoggiano sugli occhi di Matteo che d’istinto le tocca. Sono le sue mani. Le mani di Clara. 
“Ti aspettavo”. 
“Amore sono bellissimi, soprattutto quelli di tua madre. Era così bella!”. 
Dopo un’ora, la gente si accalca per vedere la mostra. Matteo viene acclamato da tutti. 
 
“Matteo, datti una svegliata. Devi andare a scuola” urla la madre. 
Matteo non fa caso al tono di sua madre. È felice per la serata che ha passato con Clara e i suoi fan. Va a scuola. 
“Sei il solito coglione” dice un suo compagno dopo che Matteo gli ha pestato il piede con la ruota della carrozzina. 
“Scusa Michele, non l’ho fatto apposta” si giustifica Matteo. 
Prima di entrare in aula, si gira verso il bagno e vede uscire la donna della sua vita. Ah, quanto sei bella. Clara si avvicina a Matteo, sfiorandogli la spalla con la mano. Clara oltrepassa Matteo e si accolla a Michele. 
“Questo zoppo ti ha schiacciato il piede?” chiede Clara. 
Michele la bacia sulle labbra. “Sì, piccola. Lo sai che è sempre d’intralcio”. 
Matteo entra in classe e per tutta la lezione fissa l’orologio. 
Rientrato in casa, si fionda in camera e chiude a chiave.  
Si prepara per tornare alla mostra. 
È la seconda presentazione. C’è ancora più gente. Matteo è emozionato, agitato. Clara non è ancora arrivata. Si sforza di non pensarci. Poi, ad un tratto, Clara oltrepassa la porta della sala e corre verso Matteo. 
“Scusami amore per oggi. Forse ho esagerato. Lo sai che mi piace giocare”. 
Matteo le prende la mano e la trascina nel bagno. La sua espressione è seria. Tiene stretta la mano di Clara. Dopo aver chiuso a chiave il bagno, mette la mano di Clara dove vuole lui. 
“Fatti perdonare stronzetta”. 
 
“Matteo, che diavolo sono queste?” urla suo padre. “Su, svegliati e dimmi che cosa sono ste pillole?” 
Matteo si sveglia. Vede il blister che suo padre stringe nella mano e che punta sul suo viso. 
Matteo non risponde.  
Quello che vuole è solo tornare a dormire.